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Astrattismo e nozioni tecniche

Qual’è il confine tra astrattismo e mancanza di capacità?

Prima di approfondire il tema di questo post è doveroso ricordare cosa si intenda per “astrattismo”, quando nasce e le motivazioni che hanno spinto numerosi artisti a discostarsi dalle precedenti correnti, che vedevano il figurativo come elemento base delle proprie opere.

L’astrattismo è un movimento artistico d’avanguardia  nato nei primi anni del XX secolo in alcune zone della Germania. L’astrattismo usa un linguaggio visuale di forme, colori e linee con lo scopo di creare una composizione che possa esistere con un grado di indipendenza dalle referenze visuali nel mondo.

Ricordiamo, che tale corrente, si sviluppa in un periodo storico durante il quale si afferma l’irrazionalismo di Freud e Nietzsche, in contrapposizione alla belle époque. Siamo in un periodo di piena industrializzazione, durante la quale tutta la realtà circostante si modifica e tutto viene vissuto con rinnovata visione e velocità. La nuova forma d’arte nasce dal desiderio degli artisti, di discostarsi dalla classica rappresentazione della realtà, lasciando spazio all’empatia, alla emotività del gesto attraverso l’utilizzo di forme, segni e colori. I primi, prematuri, esperimenti in Italia di realizzazione di opere d’arte staccate dalla rappresentazione del vero risalgono agli inizi del Novecento con alcune visionarie pitture del bresciano Romolo Romani a Milano, a cui fecero seguito tele di artisti futuristi, quali Ivo Pannaggi e soprattutto Giacomo Balla, quest’ultimo in particolare con una serie di quadri denominati “compenetrazioni iridescenti” del 1912.

Nel corso degli anni l’arte astratta passa anche da Lucio Fontana, Mauro Reggiani. La fase dell’astrattismo geometrico, ormai portata alla perfezione da Rho e Radice in Italia e da Mondrian e Malevic in Europa, richiedeva un superamento e ciò avvenne con l’introduzione del gesto, seguendo le intuizioni di Pollock, Riopelle e Dubuffet per un definitivo passaggio all’informale.

Da questi pochi riferimenti è evidente che l’arta astratta non è stata qualcosa di casuale e non definito, ma un lento processo di modifica del modo di vedere il mondo. Coloro che ne abbracciarono il senso, non erano artisti improvvisati, ma portavano con sé un bagaglio d’esperienza tale da potersi permettere di “andare oltre”.

Ma cosa accade oggi? Molto spesso si incontrano pittori (o scultori) che cullandosi sulla filosofia scorretta che “tutto è arte”, si cimentano in discutibili opere prive di senso e prive di significato, prive di anima. Opere che, non solo non riescono a comunicare nulla, ma allo stesso tempo non riescono a trasmettere nessuna emozione. Perchè avviene tutto ciò? Probabilmente per il fatto che l’astrattismo non è un modo per “fare” senza la necessità di “saper fare” ma, al contrario, richiede uno sforzo maggiore in termini di tecnica e nozioni, anche filosofiche. Non si arriva ad un’opera astratta dal nulla, ma solo attraverso un processo di apprendimento che parte dalle nozioni base come prospettiva, uso del colore, percezione visiva, ecc. per arrivare, in fine, ad un’opera originale, non figurativa, capace comunque di far vivere intense amozioni a chi le osserva.

Francesco Licciardi – Maestro e curatore d’arte